DA FORNITORE A PARTNER!

da Alessandro Braga
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Quanti fornitori avete chiamato per gli auguri di buone feste o di fine anno? Qualcuno non li ha proprio sentiti perché troppo preso dalla chiusura prenatalizia o dal recuperare gli ultimi regali. A volte entrambi. Eppure, dietro alla loro etichetta da fornitore ci sono persone con cui magari dialogate diverse ore al mese o sentite più spesso rispetto a un vostro famigliare. E ancora, qual è stata la vostra prima chiamata del 2 gennaio, ma solo perché l’1 era domenica? Una buona parte sarà legata a un fornitore perché sono figure essenziali per le attività di un’impresa.

Non a caso la letteratura economica inserisce i fornitori tra gli stakeholder, cioè i portatori di interessi di un’azienda. In questo post di inizio 2023 non vogliamo assumerci la responsabilità di aiutare le imprese a porsi obiettivi. Li conoscete senza il bisogno che nessuno ve li dica. Rimaniamo pur sempre un’agenzia di comunicazione e come tale riteniamo che le comunicazioni, soprattutto quelle tra persone, siano fondamentali a ogni livello. Se poi, insieme alla comunicazione uniamo anche l’empatia, e la messa in condivisione di alcuni obiettivi, allora abbiamo la quadratura del cerchio. In tempi complessi, infatti, come quelli che stiamo affrontando, è fondamentale chiedere di più al rapporto di fornitura che ognuno di voi ha instaurato con i diversi soggetti economici con cui c’è uno scambio. È ora che iniziate a pensare al fornitore in maniera differente. Trasformare fornitori in partner deve diventare il mantra del 2023. Solo così è possibile abbracciare il cambiamento e crescere insieme. Attenzione, non deve essere una forzatura, ma una naturale evoluzione. Ecco un esempio.

Le prime ad averlo capito sono state le imprese automotive per cui i fornitori sono diventati dei partner.

Non si tratta solo di una nuova nomenclatura, è proprio l’atteggiamento che cambia. La causa scatenante è stata senza dubbio la nuova formula produttiva dettata dal nuovo powertrain elettrico e legata a doppia mandata all’abbattimento delle emissioni di anidride carbonica nella fabbricazione di una vettura. Non sarebbe coerente, infatti, avere un’auto elettrica che ci sposta a zero emissioni, ma la cui fabbricazione ha prodotto tonnellate di CO2. L’unico modo per tenere bassa l’impronta di una vettura è che tutte le sue componenti, e quindi i rispettivi fornitori, abbiano lavorato all’unisono per abbassare quanto possibile le emissioni e integrarle con progetti di salvaguardia ambientale.

La richiesta da parte delle aziende dell’automotive ai rispettivi fornitori non è minimamente paragonabile alle normali domande di customizzazione del prodotto. Le implicazioni generate dalla nouvelle vague ambientalista imposta alle case automobilistiche stanno cambiando radicalmente i processi produttivi delle stesse aziende fornitrici. Molte potrebbero aspettare e prendere tempo. Altrettanti potrebbero dire di no, ma la maggioranza sta seguendo di buona lena le nuove esigenze del trasporto su gomma. Energia da fonti rinnovabile; materie prime decarbonizzate o comunque derivate da cicli di riciclo a basso impatto; impianti di fabbricazione meno energivori. Un cambiamento importante alla cui fonte c’è un reciproco rapporto di stima e fiducia, di condivisione di una vision e delle informazioni. E questo passa anche da un rapporto tra le persone più vero e sincero che va aldilà della pretesa che qualcuno faccia quello che noi diciamo solo perché paghiamo. Questo implica un rapporto uno a uno, più profondo e più attento, anche alle piccole cose come l’augurio di un nuovo anno o l’invito a partecipare al proprio evento aziendale. Una squadra vincente ha bisogno di un collante che non può limitarsi a uno sconto nella fornitura o a un pagamento nei tempi prestabiliti. Per ottenere successo siamo chiamati a dare di più.

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