Mi piacerebbe aggiungere nel campo Competenze di LinkedIn la voce Sono Gentile, oppure Pratico la Gentilezza, ma ciò non è possibile sul social più vicino al mondo del lavoro sebbene sia lapalissiano per tutti che avere un dirigente gentile o un collega gentile con cui condividere (almeno) un terzo della giornata per 5 giorni a settimana sia decisamente salutare; per tutti, attività compresa. Ovviamente qualunque sia l’identità di genere del dirigente o del collega.
La gentilezza non è il contrario di competitività
Purtroppo, nell’immaginario collettivo si tende a confondere gentilezza con debolezza e pensare di avere nel proprio team una persona debole significa aver perso ancor prima di iniziare. Nella nostra esperienza, invece, abbiamo sperimentato che le persone più gentili si sono rivelate quelle più determinate e generose nel darsi. Perché? Forse perché stanno meglio con sé stesse. Donne e uomini che sanno quanto valgono, che capiscono quanto il loro contributo sia importante per il successo di tutti. Persone equilibrate che antepongono trasparenza e competenza prima di qualsiasi altra virtù o vizio. Ecco perché la loro gentilezza è capace di creare un ambiente di lavoro sano in cui l’efficienza e l’efficacia possono crescere rigogliose e velocemente; proprio come una pianta in una serra ben esposta alla luce e al tepore del sole. In un ambiente sano, seppur competitivo, la gentilezza dovrebbe richiamare a sé stima e rispetto proprio come un magnete fa con la polvere di ferro. Nello sport, per esempio, il lottatore cerca di sfidare sempre chi pensa sia più forte di lui. Lo fa per stima e per rispetto non solo nei confronti dell’avversario, ma soprattutto verso sé stesso. Due modalità di rapportarsi agli altri che generano nelle persone determinazione e voglia di fare. E sono proprio queste le persone che dovrebbero meritare più attenzione da parte delle risorse umane perché capaci di colmare molto velocemente il gap che eventualmente hanno rispetto a chi è più preparato, ma arrogante.

Non confondere l’uomo gentile con l’ingenuo
Attenzione anche a non confondere gentilezza con ingenuità. Cappuccetto Rosso si è fatta divorare dalla furbizia del lupo non per la sua gentilezza, ma per il suo essere ingenuo. Essere gentili significa esercitare la lucidità, mettere in pratica l’intelligenza ed essere chiari nelle parole e nei fatti con il nostro interlocutore. Tanto è vero che a nostro avviso è proprio la fermezza la base su cui poggia la gentilezza. Essere gentili, infatti, non andrebbe interpretato con il dire sì a qualsiasi cosa ci venga chiesto. È più gentile un no motivato, rispetto a un sì poi non portato a termine, sbuffato o mal fatto.
La gentilezza è disarmante e apre le porte
Non bisognerebbe mai sottovalutare il potere della gentilezza. A volte è sufficiente liberare il proprio istinto e rispondere a un sorriso con un sorriso per raccoglierne subito i frutti. Ricordo tempo fa di aver aiutato un ragazzo a far partire la propria auto rimasta in panne concedendogli di collegare i cavi della sua batteria scarica alla mia. Una ventina di minuti, che poco tempo dopo mi hanno permesso di assistere all’anteprima della Carmen all’Arena di Verona. Com’è stato possibile tutto ciò? Il ragazzo che avevo aiutato a far ripartire la vettura era il responsabile della sicurezza dell’Arena. Per riconoscenza, per non avergli fatto perdere il turno di lavoro, mi ha invitato ad assistere da una posizione super privilegiata. Certo, un colpo di fortuna, ma sono certo che la gentilezza sia un’ottima procacciatrice di attimi di fortuna.
La gentilezza si deve allenare
Essere sempre gentili è uno stato di quasi santità. Non si chiede tanto. Ma nessuno ci vieta di esserlo almeno una volta nell’arco della giornata. Una e una sola volta, sarà più che sufficiente per dare il via alla reazione chimica. La gentilezza è un muscolo che va allenato senza necessità di atti clamorosi. Gesto dopo gesto, sentiremo sempre più il bisogno di assaporare quella bella sensazione che ci fa stare bene quando aiutiamo una persona di bassa statura a prendere il barattolo all’ultimo scaffale fino ad aiutare un nostro cliente a risolvere un grave problema che può minacciare la solidità della sua azienda. La risposta chimica del benessere che il nostro organismo prova come risposta alla gentilezza è sempre la stessa, che sia un gesto banale o un’azione cruciale. Sta solo a noi tenerci in allenamento. Infine, per capire quanto il tuo brand sfrutta il suo potenziale, investi qualche minuto del tuo tempo nel compilare il ROI Test. Scopri di cosa si tratta. Non è un esame, ma potrebbe darti molte soddisfazioni.