Se c’è una cosa che tutti devono aver imparato da questo lockdown è che la digitalizzazione del proprio business e del proprio brand non è una scelta, ma una caratteristica igienica della propria attività.
Dominio ergo sum!
La base di partenza è il dominio. Non importa se .it .com .org o .info. Se un prodotto non è presente nel web non esiste. Inutile utilizzare troppi giri di parole. Si può parlare fino all’esaurimento di artigianalità, qualità manifatturiera, o addirittura innovazione della tua attività, ma senza il dominio internet, nessun prodotto può avere una lunga vita. Perché? Perché non avrebbe una casa. Nella propria casa digitale il prodotto o il servizio cresce. Diventa forte. Ha modo di farsi conoscere, indipendentemente dalla distanza di chi lo cerca e l’osserva.

Sul web il brand ha la possibilità di comunicare la propria identità in una dimensione senza tempo e senza luogo; quindi eterna, almeno fino a quando regge il server. Può dialogare con i suoi fan. Può confrontarsi. Può riscattare dal web tante importantissime informazioni a costo zero. Ma deve avere il proprio sito Internet. Un’affermazione non scontata. Secondo i dati forniti dal Digital Economy And Society Index (DESI), l’Italia presenta tra i più bassi dati di utilizzo e accesso a servizi digitali e web in Europa.
Questa è una nuova forma di povertà. Una sorta di indigenza digitale che aggrava l’isolamento locale e internazionale delle nostre imprese. Avere una rete internet potente, a casa come in azienda, non serve solo per scaricare l’ultima serie televisiva We Are Who We Are di Guadagnino in onda su Sky. La preoccupazione di non avere una banda sicura e potente dovrebbe essere la stessa che vi attanaglia quando vi trovate in autostrada, in riserva, in un giorno in cui i benzinai sono in sciopero.
Per le teste dure del mondo offline che ancora non si arrendono davanti all’evidenza, esistono una serie di aziende che hanno lanciato un progetto di aiuto e sostegno alle imprese italiane rinunciando al rincaro per la gestione del servizio di intermediazione con il nic, l’anagrafe pubblica dei domini.it. In pratica, se il vostro problema erano i soldi, ecco sappiate che questo adesso non è più un problema.
Oggi, infatti, chi (privato o azienda) desidera acquistare un dominio, deve rivolgersi a società accreditate che hanno la licenza per poterlo fare. Ovviamente, il gioco è associare alla vendita molti altri servizi, come hosting, abbonamenti e così via. Costi che negli anni aumentano e gravano sulle economie dell’impresa. Flazio, società italiana nel campo della creazione e gestione di siti web, invece, è tra le aziende che hanno deciso di semplificare questa giungla informatica.

Attraverso il progetto Domains, Flazio garantisce a chi ne ha necessità l’acquisto e quindi il registro del proprio dominio “.it” a soli 4 euro all’anno e per sempre. Visto questo costo estremamente contenuto, adesso corri a registrare il tuo dominio. E poi, segui il nostro corso CopyGraphing. Perché oltre ad avere un dominio, devi riempirlo anche di contenuti intelligenti o molto utili. Good work!