Hic et nunc: fai solo quello che devi fare

da Silvia Mangiarotti
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Fai solo quello che devi fare” sarebbe un bell’aforisma da tatuare sulla mano destra. Per i destrorsi vale il contrario. Così, ogni volta che si guarda l’orologio avremmo un monito che ci riporta alla concentrazione. Un remind continuo per un’azione che non è mai spontanea. Quanto ci cambierebbe la vita rimanere costantemente nell’hic et nunc. Lo hanno ideato i latini. Ne hanno scritto filosofi e grandi pensatori. Sono arrivato al punto di pensare che rimanere concentrati nel qui, ora e adesso sia un superpotere. Anzi, direi proprio che lo è se nessuno riesce a praticarlo. 

Questo spunto nasce da un’esperienza appena consumata. Dovevo visitare un campus universitario per raccontare tutte le iniziative che si svolgono in una delle realtà più avanguardistiche d’Italia. Pensavo che filmare le scene più importanti e montarle poi in un reel, sarebbe stata un’ottima idea per documentare il tutto. Ma nel prendere la strumentazione necessaria alle riprese, mi accorgo che nello zaino manca lo smartphone dedicato ai video.

Non ho avuto il tempo di andare in panico perché la guida era lì ad attenderci. Ho avvisato però la PR, ho chiesto ad altri colleghi se lo avessero visto e per tutta la mattina ho avuto il tarlo sul dove e come l’avessi perso. Qualche ripresa l’ho fatta, con lo smartphone d’ordinanza, ma niente a paragone di quello che avrei potuto girare con l’altro. Il tour finisce. Vado alla macchina per rientrare a casa, ma prima di mettermi al volante, riprovo un’ultima volta. Lo smartphone era lì, nella tasca più interna.

Morale della favola? Avrei dovuto non pensarci. Documentarmi al meglio sul campus. Effettuare le riprese che dovevo fare con l’altro smartphone. Porre le domande giuste per rendere il pezzo esclusivo e per ultimo, dedicarmi alla ricerca dello smartphone.

 Invece, ho fatto esattamente il contrario. Mi sono preoccupato. Ho pensato tutto il tempo a dove avrei potuto lasciare il telefono. Ho rotto i cabbasisi a tutti quelli che stavano intorno a me. Ho ascoltato meno del 50% delle parole della guida. Alla fine, ho buttato via una mattinata. Non ho potuto rendere speciale il mio articolo. Ho fatto la figura della persona sbadata. La distrazione non porta mai nulla di buono, ma solo tempo sprecato, un domino di cattive azioni e una quantità infinita di rimorsi: «Avrei potuto se solo…». 

Se invece fossi rimasto impassibile, concentrato sul qui e ora, avrei continuato a seguire tutte le spiegazioni della guida ponendo domande puntuali. Avrei girato molte più scene per rendere il video più ricco di immagini e contributi. Avrei avuto il materiale per scrivere un pezzo molto più interessante e personale. Ecco perché è importante rimanere sempre concentrati. Per aiutarci, oltre al tatuaggio, che credo rimanga il consiglio migliore sebbene io non lo farei mai per paura dell’ago, attacchiamo in bacheca un foglio di monito alla concentrazione. Potremmo realizzare anche uno sfondo da utilizzare in tutti i device con il ricordo a rimanere concentrati. Si potrebbero mettere anche dei biglietti nei comodini, tra le pagine dell’agenda, nello zaino o ancora nelle tasche dei pantaloni. Io credo che se si riuscisse a tenere un comportamento con un alto livello di concentrazione per almeno 30 giorni consecutivi, forse, trasformare la concentrazione in un’abitudine non sarebbe così difficile. Perché a lungo termine è così importante rimanere concentrati? Se riuscissimo a educarci nella direzione dell’hic et nunc otterremmo già in brevissimo tempo tutto ciò che desideriamo. 

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