VEDO E NON VEDO, L’IMPORTANZA DEL CREARE MISTERO

da Giuditta Guzzi
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Sono sempre stato attirato dal vedo non vedo. Adoro quelle cancellate che permettono di vedere aldilà solo per una frazione di secondo. Mi hanno sempre incuriosito i muri molto alti. I finestrini oscurati delle limousine. Mi piace molto guardare attraverso le vetrate dei palazzi istituzionali. Vado matto per le riprese dei droni. Il mistero è la chiave di tutto. 

Ovviamente non parlo del mistero divino, della verità rivelata da Dio che non si può intendere razionalmente, ma a cui si crede per fede. Parlo della chiave che accende tutti i social. La benzina che alimenta il voyerismo di chiunque abbia uno smartphone e un abbonamento dati. Il mistero è come la vite senza fine di Archimede. Non si esaurisce mai. Appena pensi di aver colmato il buio che aleggia dietro una persona oppure a un fatto, eccone subito un piccolissimo raggio di luce, giusto per creare quel po’ di ombra che serve.

Il mistero se usato bene può essere un moltiplicatore di successo. Un esempio? Il 20 dicembre 2017 a Parigi chiude Colette, non un semplice concept store, ma il trampolino di lancio di centinaia di giovani designer. Fred Pinel, fondatore del marchio di accessori di iper lusso Pinel & Pinel nasce proprio grazie all’intuizione di Sarah Andelman, l’ideatrice di Colette. Prima di diventare un designer artigiano era un agente immobiliare. 

Ma torniamo a Colette. Dopo essere diventato il Point of Interest della capitale francese, dopo le giornate speciali con Chanel e Karl Lagerfeld, dopo eventi passati alla storia, dopo il bar specializzato nelle acque, decide di chiudere. Sono mesi in cui tutto ciò che entra in quelle quattro mura prima della chiusura va sold-out. Erano in molti a credere che fosse un arnaque, uno scherzo di cattivo gusto. Invece no. Crisi finanziaria o abile strategia di marketing? Sta di fatto che Colette esce dalle scene proprio come ha fatto Mina. 

L’ecommerce ha continuato a funzionare ancora per un po’. Poi è nata la Collezione Colette Mon Amour. È uscito il film. Anche lui andato sold-out.

I ben informati dicono che Just An Idea sia una sorta di casa editrice sui generis. La prima notizia riguarda cinque volumi di 96 pagine in 300 copie ciascuna, 50 euro l’uno. Sono stati realizzati insieme a una serie di creativi. Tra questi lo scrittore Douglas Coupland, autore di aforismi come Sometimes nothing happens. Ma anche gli artisti Sho Shibuya e Louis-Géraud Castor. E ancora, l’illustratore Eric Enge la sacerdotessa dell’upcycling Nicole McLaughlin. A occuparsi del layout Yorgo Tloupas. Anche questi sono praticamente sold-out. Ma mentre il mondo degli addetti ai lavori si chiedeva il perché di quella scelta, Sarah Andelman stava già pensando al dopo Colette. Consulente per i brand del lusso e poi? La sua nuova avventura si chiama Just An Idea. Anche questa satura di mistero. 

La comunicazione di Sarah Andelman sul prodotto è perfetta. Dice tutto ciò che c’è da dire e niente di più. Nessun riferimento alla nuova idea imprenditoriale. Così si è quasi spinti a comprare tutte le novità per capire adesso quale sarà la prossima mossa. 

Dire troppo non paga mai. E poi, come dice Steven King meglio mostrare che dire. Mostrare è più seduttivo. Nel mostrare, infatti, si chiede al cliente, al lettore, all’utente di metterci del suo creando così un legame molto forte. Infine, per capire quanto il tuo brand sfrutta il suo potenziale, investi qualche minuto del tuo tempo nel compilare il ROI Test. Scopri di cosa si tratta. Non è un esame, ma potrebbe darti molte soddisfazioni.

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