LE REGOLE DI UBUNTU IN UFFICIO

da Giuditta Guzzi
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Come una semplice parola può cambiare l’atteggiamento del singolo nei confronti dei colleghi e permettere a tutti, organizzazione compresa, di raggiungere la massima espressione.

Dovremmo davvero imparare tutti a essere un po’ più Ubuntu, il principio basilare della nuova repubblica del Sud Africa. L’arcivescovo anglicano e premio Nobel per la Pace nel 1984, Desmond Tutu, si è ispirato a questo concetto per la sua lotta contro l’Apartheid. E anche Papa Francesco lo ha utilizzato nelle sue encicliche.

Ubuntu deve diventare il mantra di chi si accinge a entrare in una nuova organizzazione. Ha solo da guadagnarci. Non necessariamente in termini economici. Sì, anche quello, ma la moneta è un aspetto secondario dell’atteggiamento Ubuntu. Ubuntu è più di una serie di dettami scritti su un bel foglio bianco. Ubuntu è uno stile di vita. 

E di più, è l’essenza dell’essere umano. Un essere umano solitario è una contraddizione in termini, perché s’impara dagli altri esseri umani come essere umano. Una persona è tale solo attraverso gli altri. In lingua bantu si dice «Umuntu ngumuntu ngabantu.» Ubuntu è quell’atteggiamento che permette a ogni persona di poter essere tutto ciò che può essere solo se gli altri possono essere tutto ciò che possono essere. In pratica, più tu sei migliore, più lo sono anch’io. Ubuntu è dirompente perché porta il concetto Vinci tu – Vinco io a un livello superiore. È un deterrente ai solisti. A chi pensa di poter far tutto da solo. Ubuntu è il vaccino all’arrivista, a chi cioè si prefigge lo scopo di raggiungere in breve tempo e a qualunque costo una posizione a discapito di tutto e tutti. 

Come si può applicare questa parola a una organizzazione aziendale? Sei tu, nuova recluta a dover fare da messaggero. Impara questa parola. Applica le azioni di Ubuntu e avrai un’esperienza lavorativa al di sopra della media. 

Ubuntu è fare gruppo

Ogni membro deve sapere che non può farcela singolarmente, bisogna avere il coraggio di affidarsi e fidarsi degli altri per uno scopo comune. Avere un gruppo attorno che sa giocare la partita, è il miglior modo per imparare velocemente e portare al massimo ciascuna nostra prestazione. Alla domanda del telecronista che chiedeva a Ray Allen cosa avesse funzionato in quella partita, il giocatore dei Boston Celtic risponde semplicemente che era dove doveva essere perché qualcun altro era dove doveva essere. Per la cronaca i tre punti finali di Ray fecero vincere la partita alla squadra.

Ubuntu è ascoltare

Se è vero che io sono una persona attraverso le altre persone allora è fondamentale mettere in pratica l’ascolto attivo. Ascoltare con interesse, in tutto quello che facciamo, è una forma di rispetto verso chi parla e un’occasione d’imparare dalle esperienze altrui. Ci sarà pure un motivo perché abbiamo due orecchie e una bocca? Ascoltare in maniera attiva non vuol dire prendere per oro colato tutto ciò che ci viene detto. Al contrario, ascoltare attivamente è lo strumento più importante per capire anche dove sta la verità. Ascoltare per cercare di capire chi ti sta di fronte è l’unico strumento per abbattere i muri dei diversi reparti di un’azienda e con loro le divisioni, le paranoie e le polarizzazioni. Ascoltare è mutua apertura; la soluzione alla paura del diverso e rafforza il senso di comunità. 

Ubuntu è fare un passo in più

Il mio maestro di Judo mi diceva sempre di fare qualche addominale in più rispetto a quello che chiedeva lui. Sosteneva che quelli fossero per la squadra. Essere al massimo della forma spinge gli altri a dare il massimo per un sostegno reciproco. Traslato in una realtà lavorativa, fare un passo in più è rispondere agli altri in maniera educata anche se siamo attanagliati da un problema. È alzare la cornetta e fare quella telefonata che ci provoca mal di stomaco.

È portare fino in fondo un compito. È mettere via lo smartphone e concentrarsi solo sul lavoro. È fame di risultati. È sostenere gli altri a raggiungere un obiettivo attraverso le mie capacità. Ubuntu è avere qualcuno che pensa sempre a te e viceversa. 

Ubuntu è mostrare senza criticare

Se è vero che impariamo a essere esseri umani dagli altri, allora dobbiamo mostrare agli altri come si fa al meglio ciò che solo noi sappiamo fare. Se ognuno di noi fosse davvero concentrato sul fare bene quello che sta facendo, non si avrebbe il tempo per criticare l’agire altrui. Mostrare agli altri benevolmente come portare a termine un lavoro è più efficace della sola parola. Attraverso il nostro esempio gli altri hanno l’opportunità di imparare e migliorarsi.

La filosofia Ubuntu è molto di più. Ma iniziamo a mettere in pratica questi 4 concetti. Ci vediamo per il follow-up tra qualche settimana. 

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