SAI QUALI SONO I TUOI BIAS?

da Lara Puglisi
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Perché ci fidiamo più del nostro istinto rischiando di incappare nei bias, gli errori sistematici, piuttosto che analizzare i dati? Un problema serio a cui molti scienziati hanno cercato di dare una soluzione. Tra questi Daniel Kahneman e Vernon Smith, i primi ad aver integrato risultati della ricerca psicologica nella scienza economica.

Daniel Kahneman, vincitore del Premio Nobel per l’economia nel 2002, nel suo libro Pensieri Lenti e Veloci, scrive che «è molto più facile, nonché molto più divertente, riconoscere ed etichettare gli errori degli altri piuttosto che i propri.» Secondo lo psicologo, esperto della teoria delle decisioni in condizioni d’incertezza, la messa in discussione di ciò che crediamo, soprattutto durante un confronto con altre persone, è difficile; a volte impossibile anche se l’altra ha delle argomentazioni concrete perdipiù supportate da fatti a sostegno delle proprie parole. Ciò che crediamo, a volte, è sorretto da bias: errori sistematici, preconcetti che ricorrono in maniera prevedibile in particolari circostanze.

Il primo dei bias è l’effetto alone che, ad esempio, ci porta a fidarci istintivamente delle persone di bell’aspetto e dai modi disinvolti. Attenzione, non è sempre così. Non si tratta di una formula matematica o di un algoritmo. Gran parte dei nostri giudizi e delle nostre azioni sono appropriate. Ma a volte ci lasciamo condizionare. 

Per capire quanto il nostro credo è condizionato dai bias c’è un esercizio molto pratico. Inventa delle domande. Un esempio potrebbe essere che lavoro potrebbe fare una persona in base al carrello della spesa; vai in un supermercato e per ogni individuo dai la prima risposta che ti viene in mente; esamina le risposte.

Proponi questo esercizio anche ad altri tuoi conoscenti. Scoprirai che avrete le stesse banali idee per elaborare nella realtà un giudizio assolutamente difficile. Tutte basate solo ed esclusivamente su una euristica semplificatrice. Non certo su dati certi e nemmeno su dati statistici. Lo stesso Kahneman definisce questo modo di procedere affidandosi alla facilità della ricerca mnemonica una euristica della disponibilità. Altri esempi potrebbero essere l’assegnare probabilità agli eventi, prevedere il futuro, valutare ipotesi, stimare frequenze. L’euristica attraverso il nostro pensiero intuitivo determina una serie infinita di bias. La gente infatti valuta il più delle volte l’importanza relativa dei problemi in base alla facilità con cui li recupera nella memoria. Memoria che a sua volta è legata a quanto i media si occupano di quel tema. 

Alla luce di questo capirai quanto è forte il potere della somiglianza come indizio di probabilità e quanto sia facile ignorare i dati statistici. Ecco qual è il difetto più importante del nostro modo di pensare. A volte, però, ci possono essere delle intuizioni valide da parte dei professionisti. Ciò avviene quando soggetti esperti imparano a riconoscere elementi famigliari in una situazione nuova e ad agire in maniera appropriata.

A ogni modo, qualunque decisione tu sia chiamato a prendere ricordati che l’inganno dei sensi e della memoria è sempre dietro l’angolo. Infine, per capire quanto il tuo brand sfrutta il suo potenziale, investi qualche minuto del tuo tempo nel compilare il ROI Test. Scopri di cosa si tratta. Non è un esame, ma potrebbe darti molte soddisfazioni.

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